Mariagrazia Carraroli, Foglie, Balda Editore, Prato 2019
Volume di poesie, un dialogo intenso e partecipato con la natura, nell’evolversi delle stagioni. Linguaggio e stile modellano in maniera armoniosa un mondo di istanti e di sapiente continuità.
INVITO
Lasciami liberare parole
strette dall’elastico del tempo.
Vocali in canto
suoni gettati nella notte
quando il sogno incalza
in cerca d’una mensa familiare.
Lasciami liberare voci
che dicano silenzi da toccare
che smuovano l’effimero
dal campo dorato del non detto.
Lasciami spighe da raccogliere
per un pane spezzato in parole
al banchetto festante
di nozze condivise.
Verrai ?
proponiamo qui di seguito note critiche di Sandro Angelucci, Annella Prisco, Annalisa
Macchia, Roberto Mosi, Teresa Paladin, Luigi Fontanella
Una nota di lettura di Luigi
dalla postfazione di Sandro Angelucci
( … ) chi sono i protagonisti? Sono Mariagrazia, la Natura (specialmente, di essa, il regno vegetale) e la Poesia.
Bene – come dicevo – ciascuna, ancor prima di esternarsi, s’interroga ponendosi quesiti profondi, domande che intendono portare in superficie ciò che si agita, come magma, nella pancia del vulcano, nel cuore dell’anima. Tanto che nel suo Invito, la poetessa così si esprime: “Lasciami liberare voci / che dicano silenzi da toccare // che smuovano l’effimero / dal campo dorato del non detto.”, rivolgendosi ad un ipotetico lettore e concludendo con un icastico “verrai?” con il quale si apre appunto all’altro, e dunque al confronto.
Il fruitore viene chiamato in causa, ma non soltanto da lei. Anche le foglie gli parlano: “…sotto / l’empietà delle nubi / tenacemente / il respiro doniamo / al mondo.”. Anche i versi lo fanno: “Ascoltami di notte / quando i respiri / entrano nel sonno / e le stelle chiudono le ciglia / sotto coltri di nubi / riempite dal mio soffio”; “Ascoltami di notte / quando rubo ai lupi / l’ossessione / quando gl’incubi covati / nel cupo della mente / straziano il gelo del cielo / dell’inverno”. ( … )
una recensione di Annella Prisco su ‘Pannunzio Magazine’ del 5 maggio
La natura non è altro che una poesia enigmatica” (Montaigne), epigrafe alla raccolta di poesie dense di significato e di sfumature che la poetessa Mariagrazia Carraroli racchiude nella sua recente pubblicazione intitolata Foglie, una settantina di pagine che “si sfogliano come fossero foglie di un albero che s’incontra, si ammira…con la consapevolezza però che la forza, la bellezza, il ristoro e il dono vengono dalle radici che non si vedono”…
Un volume che condensa nelle sue pagine una grande metafora della storia umana, dove ogni lirica esprime con tocco delicato ma al tempo stesso intenso, significati esistenziali che la poetessa traduce da dietro una lente di attenta introspezione psicologica che si fonde con la levità delle immagini.
In ognuna delle poesie si coglie il rapporto fortemente simbiotico tra l’autrice e la natura, ed in particolar modo gli alberi che hanno da sempre rappresentato per la Carraroli un motivo di attrazione e al contempo di rifugio, sin dalla sua infanzia, quando amava rifugiarsi tra i rami del diospiro nel giardino della sua casa veronese.
Sono versi ricchi di colori che riescono a trasmettere al lettore anche forti sensazioni olfattive e tattili, perché dal Fico all’Albicocco, dall’Oleandro ai Pini, in una sequenza di immagini forti ed avvolgenti, la poetessa ci consegna importanti dogmi esistenziali, senza mai scivolare in toni didascalici, ma con una musicalità vibrante dietro cui si nascondono turbamenti ed emozioni, in un’alternanza di stati d’animo contrastanti che vengono vissuti e resi con parole limpide ed efficaci.
Il testo si avvale anche di una serie d’illustrazioni in bianco e nero dell’artista Luciano Ricci, pittore e fotografo, che impreziosiscono la raccolta mettendo sempre in risalto il forte legame che lega Mariagrazia Carraroli alla natura ed in particolare agli alberi, protagonisti ma anche scenario di quell’universo di percezioni e sentimenti che l’autrice ci trasmette con la forza avvolgente delle sue poesie.
una lettura critica di Annalisa Macchia
La nuova casa editrice Balda Editore si affaccia sul mondo dell’editoria con questo intenso e felice libro di poesia, Foglie, di Mariagrazia Carraroli, con postfazione a cura di Sandro Angelucci. La veste, elegantemente sobria, si presenta al lettore in modo impeccabile e il testo è arricchito da preziose immagini – variazioni pittoriche sul tema del titolo – di Luciano Ricci, consorte di Mariagrazia, che spesso ha contribuito ad illustrare con pitture, fotografie ed elaborazioni grafiche i testi poetici della moglie. «Così, a te che leggi, vorrei consigliare di leggere queste pagine, come fossero foglie di un albero che si incontra, si guarda, magari si ammira, con la consapevolezza, però, che la forza, la bellezza, il ristoro e il dono vengono dalle radici che non si vedono, dal loro lavoro profondo, sotterraneo, capace di far circolare il nutrimento in superficie» si legge nel risvolto di copertina del libro. Con questo spirito ho cercato di avvicinare i testi e di lasciarmi affascinare, come l’autrice, dalle mille sfumature di verde degli alberi e, come lei, di ascoltare la voce dei respiri e dei voli che si colgono tra i rami.
Occorrono tuttavia orecchi, organi particolari, come le invisibili antenne della sensibile anima di Mariagrazia, per riuscire a percepire e comunicare il suono di questi verdi, il silenzio dei boschi, l’esplosione dei fiori e dei frutti tra le foglie. Quando avviene il miracolo del sentirsi in contatto con la Natura e si avverte l’inscindibile unione che esiste tra questa e l’uomo, la Poesia diventa un canto inevitabile: «Lasciami liberare parole / strette dall’elastico del tempo […] Lasciami liberare voci / che dicano silenzi da toccare // che smuovano l’effimero / dal campo dorato del non detto». Un rifugio dell’Appennino tosco-emiliano, Carpineta, dove l’autrice, circondata dal verde dei boschi, ha trascorso con Luciano molte ore felici, ma anche alcuni centri vicini, come Poranceto e Berceda, sono i luoghi magici che hanno ispirato queste pagine; pagine, come lei sottolinea, che ci vengono incontro come fogli/foglie.
Mi vengono in mente altri alberi cui in altre opere l’autrice ha dato voce. Nel poemetto Mai più (Florence Art Edizioni, 2008), mentre si rievoca l’atroce strage di S.Anna di Stazzema, sono gli alberi i primi protagonisti, le voci che sussurrano al lettore le terribili verità di cui furono testimoni, suggellando con la Poesia l’incancellabile orrore del crimine. In Foglie il tono è più pacato, intriso della bellezza della natura seppure venato di malinconia per gli inevitabili accadimenti tristi dell’esistenza, ma gli alberi, con le loro mutevoli e multicolori foglie, restano i protagonisti e la loro voce sovrasta le altre. Le liriche sono modulate nello stile fluido ed elegante che caratterizza la poesia di Mariagrazia. La versificazione si avvale di un linguaggio colloquiale e raffinato, di una metrica che alterna versi brevissimi e armoniosi a più distesi settenari, ottonari, endecasillabi, talvolta orchestrati come strutture musicali. Anche l’uso sapiente di anafore e il tocco giocoso di qualche bisticcio di parole (Les filles mortes, fogli/foglie, more di sangue / sangue d’amore… ) sono elementi che contribuiscono a costituire la trama di questa poesia, favorendo il dialogo ininterrotto con il pensiero, le riflessioni, le memorie, gli incanti dell’autrice. Come rileva Sandro Angelucci, in realtà si tratta di un dialogo a tre: con l’Autrice, con la Natura, con la Poesia. Un dialogo che cattura e coinvolge anche il lettore.
Ogni albero, con il suo “chiacchiericcio di colori” dovrebbe essere per tutti un dono, a tutti dovrebbe apparire una meraviglia ogni foglia, con la sua capacità di germogliare, tingersi di ogni sfumatura di verde, adattarsi alle diverse stagioni, ingiallire, arrossarsi, ripiegarsi bruciacchiata sulle venature, cadere, nutrire il terreno, dare vita a nuove foglie: «la nudità dei rami / attendendo / dopo il trascolorare / delle foglie / per silenziose / all’eterno giro offrirle / della trasmutazione». L’eterno cerchio della vita. Un po’come nelle nostre esistenze: «Noi / come foglia // in bilico tra orfanezza di ramo / e fiducioso abbraccio / di radice». La sotterranea, nascosta radice, che può darci la forza, la bellezza, il ristoro e può far circolare il nutrimento in superficie.
Un giudizio critico di Roberto Mosi in una lettera all’autrice
“Più volte mi capita di riprendere in mano il libro. Con le tue poesie crei un mondo di vibrazioni e di visioni nel quale è bello immergersi, avventurarsi per i molti sentieri che si aprono, lasciarsi andare alle sensazioni che le piante, i paesaggi, la natura suscitano. Ad ogni angolo del cammino trovi una sorpresa, una meraviglia che nasce anche da cose minime, del quotidiano ma che risuona nel profondo di ciascuno di noi. Ci prendi per mano alla scoperta degli alberi, della vegetazione, del bosco, seguendo colori, luci, profumi, suoni inaspettati, sorprendenti. Le illustrazioni che con toni delicati arricchiscono il libro, rendono ancora più immediata questa atmosfera. Nei giorni difficili che abbiamo attraversato e ancora viviamo, questo rinnovato incontro con la natura ci dà conforto, speranza, ci presenta tracce di un diverso cammino per ritrovare noi stessi e un rapporto diverso, d’amore, con la natura.”
Una lettura critica di Teresa Paladin
Una raccolta di poesie dal sapore di intensa vitalità, Foglie di Mariagrazia Carraroli, che con la sua scrittura suggestiva ed evocativa seduce il lettore.
Emergono foreste di emozioni dalla lettura di FOGLIE. Si inizia dall’invito a liberare le parole nel cuore della notte, quando i sogni entrano nelle case e si aprono le ali al tuffo nell’incanto che la poesia sa creare quando abbraccia ciò che ci circonda svelandone segrete essenze.
Il verde respiro e la carezza della natura sono gli elementi che consentono all’io della poetessa di distendersi e stabilire un dialogo intimo e rivelatore con alberi e foglie. Un addentrarsi nel mondo naturale in un percorso né scontato né superficialmente consolatorio quello che Mariagrazia ci regala, in un cammino progressivo in cui la poesia è “convivium”, banchetto festante di nozze condivise: le pagine sembrano diventare trasparenti foglie d’albero guardando le quali si riscopre che è nelle radici che si custodisce la loro forte bellezza.
Guardare le festose movenze dei caprioli ci unisce sottilmente a quel ciclo della natura che gli occhi di Mariagrazia scrutano e assaporano. Ma quelle danze e la vita della natura in generale contemporaneamente e dolcemente allargano lo sguardo e donano un afflato diverso al mondo umano, per cui l’esperienza di arida interiore fatica viene ricompresa e trasmutata.
La natura accoglie e stupisce infatti per il suo splendore vitale, dentro cui si può ritrovare l’orizzonte dei propri sentimenti più autentici : la solitudine, lo sconforto, il senso di vuoto interiore e la gioia, il sorriso.
In queste poesie anche il silenzio ha un senso mentre le radici degli alberi crescono e si fondono con i sogni, il pianto umano, i dolori dell’esistenza. Così il gesto del tagliare i rami, la potatura, rappresenta per l’uomo la speranza di tornare a vivere, perché nulla vada perduto.
Secondo questo dialogo costante tra natura e io poetico si distingue Altri cieli , una poesia strutturalmente innovativa che offre un percorso tematico a specchio tra la nidiata di canarini e la nuova sorellina che amplia la famiglia.
Non si evidenzia in Foglie l’umanizzazione forzata della natura, non troviamo una deriva nel panismo, ma piuttosto l’ abbraccio alla Natura che corrisponde ai passi, eventi e stati d’animo dell’uomo: in tal modo nella scrittura poetica la dimensione naturalistica è fattore valoriale per amplificare e chiarire la percezione della vita, mai per fuggirla!
E’ un radicamento dell’io, questa percezione vitalistica della natura, non uno smarrimento estatico e infruttuoso. Una natura vitalmente armonica che sa tesaurizzare le esperienze, al cui evolversi e crescere l’occhio della poetessa si volge in un atto d’amore: lo stesso alfabeto della vita si dilata infatti in entrambi i mondi, quello degli uomini e quello delle piante.
Il chiacchericcio di colori delle erbe del prato non rimanda forse ai giochi chiassosi dei bambini , ai loro girotondi?
La necessità che le emozioni si alzino in volo a scrutare nuovi orizzonti, privi di limiti, sconfinando in altri spazi dove da tutto imparare, guida la creazione poetica di Mariagrazia.…. Infine i pensieri sul tempo che passa conducono al Quartetto per quattro elementi– l’aria, il fuoco, la terra e l’acqua- il cui dialogo termina nel linguaggio musicale.
Nell’ultima parte del testo alle poesie si accompagnano presentazioni dei luoghi in chiave riflessivo-autobiografica; qui la penna della poetessa affascina il lettore, perché in entrambe le modalità di scrittura, la poesia e la prosa, si riverberano l’anima della natura e l’emozione del cuore di chi scrive (ma anche di chi legge). Buona e piacevole lettura.
Una nota di lettura di Luigi Fontanella
in Gradiva, International Journal of Italian Poetry, n. 58, 2020, pp. 217-218
… mi preme segnalare questo bel libro: Foglie (Balda Ed. 2019). Ne è autrice la fiorentina Mariagrazia Carraroli, vincitrice qualche anno fa, con la raccolta inedita Mai più, del Premio Lerici Pea. Foglie si avvale della Postfazione di Sandro Angelucci ed è corredato delle immagini di Luciano Ricci. Una poesia lieve e penetrante insieme, che a tratti mi ha incantato, attenta alle variazioni sfumate della natura e del mondo vegetale, e che a me ha fatto venire in mente la seducente poesia di un poeta a me caro: Luigi Bacchini. Cito l’incipit di Occhi: “Tra il fitto di tronchi e fogliame / l’Appennino carezza il tramonto / perso nello sguardo d’una finestra attenta / alle variazioni minime d’un tema / cromatico ancestrale”.
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