LEONORA LEONORI CECINA, Chiaroscuri del silenzio, Firenze, Florence Art Edizioni, pp. 96, euro12,00.

 

Il sinestetico titolo del libro, accostando i due diversi piani sensoriali, visivo e uditivo, e fondendoli in un’unica immagine, significativamente preannuncia il mondo poetico di questa artista, dedita all’arte pittorica oltre che alla poesia, o, per essere più esatti, introduce al suo “silenzio” poetico. Attraverso tre sezioni dedicate al silenzio-ascolto dell’anima, a quello degli affetti e a quello della natura, liriche dal tocco leggero, si tendono nel catturare la più segreta e profonda parola che solo dal silenzio scaturisce. Si illuminano così tutti «i chiaroscuri» del «caleidoscopio di realtà» in cui viviamo. Ne nascono testi commoventi, affondati nella quotidianità e contemporaneamente sospesi oltre la temporalità. Memorie e sensazioni, sentimenti e incanti, tristi consapevolezze e sorrisi riconoscenti convivono armoniosamente, spesso sfiorando oniriche dimensioni: «ma intorno a me / c’è un gran silenzio / come se un sogno / mi tenesse a balia». (Annalisa Macchia)

 

 

Una lettera di Mario Sodi:

Carissima Leonora  ti mando questi brevi pensieri sul tuo bel libro.Mi ha fatto piacere condividere le tue poesie.

Un abbraccio.             Mario

Una lettera di Anna Maria Guidi:

…..  amica mia, chi avrà stasera il privilegio di ascoltare  Chiaroscuri del silenzio, incontrerà con il cuore della e nella mente la densa levità dei tuoi versi : una levità da scoprire penetrando i suoi profondi fondali così pro-tesi ad ascendere trascendendo il dolore, l’angoscia e l’amaritudine del tempo dello spazio e della materia e fanno del vivere una galera che non concede evasione.  Eppure, seminata e sottesa nelle parole,resiste ed insiste l’incerta speranza di una qualche  Misericordiosa Onnipotenza che lo spazio e il tempo della nostra precaria materia umana ricomponga e ricompensi con la delicata  forza dell’Amore : l’Amor “ che move il sole e l’altre stelle “.

Ti abbraccio forte, con la forza delicata della tua poesia che non ha bisogno di maiuscole aggettivazioni : perchè è poesia e basta.                            Anna Maria  Guidi

      Una nota di Stefano Lanuzza:  

Il silenzio come conquista d’una consapevolezza di se’ e d’una quiete che spegne ogni inquietudine è quanto domina “ Chiaroscuri del silenzio “ di Leonora Leonori Cecina.  Silenzio come conquista dell’intimità con se stessi, come riflessione, contemplazione della natura e dei suoi misteri e come ascolto.  E’ appunto da un sensibile  “ascolto “ che nasce la fervida poesia di Leonora.              Stefano Lanuzza

     Una lettera di Giancarlo Bianchi:         

….   certamente ora il tuo “Chiaroscuri del silenzio “, ora che la Biblioteca Marucelliana accoglie il  “ Fondo Manescalchi “ ed il tuo prezioso libro con la magnifica prefazioe di Franco, ora il libro assume un valore più alto.    Primo perchè come ebbe a dirmi lo stesso Franco : “ E’ una poesia da levarsi tanto di cappello “, secondo perchè sono pagine che rimangono nel temo e  oltre il tempo, anzi lo sfidano “ mi sei venuto incontro / mentre cercavo parole “.Grazie della tua poesia!  Essa nutre l’anima…è come una rugiada mattutina!              Giancarlo  Bianchi

Un commento di Clara Nistri:   NEL CUORE DEL SILENZIO 

Nel suo nuovo libro CHIAROSCURI DEL SILENZIO, Floncence Arte Edizioni 2017, Leonora Leonori Cecina si conferma ancora autrice lontana dagli schemi estremi, usati e abusati nella e della poesia contemporanea, ma si avvale invece della Tradizione della Parola che conserva umanità, spiritualità, immediatezza, personalità e semplicità di cuore e di anima. Naturalmente nel dire semplicità non intendo sminuire la sua opera, ma avvalermi proprio di questa precipua caratteristica, del resto già espressa nei precedenti libri, per farne proprio il nucleo di forza del suo modo di essere e di poetare. Ritengo che molti lettori si siano stancati della quotidianità che ci “offre” esempi di egoismo, di violenza, di intolleranza e invochino, come me, la boccata d’aria pura che si respira leggendo questo libro. Una poesia che va letta, assimilata, non urlata.  Una poesia che nasce dal silenzio: “nel silenzio la parola / muove i suoi passi…/ fino a posarsi sulla pagina bianca / a sigillare nudità nascoste “.

Una poesia che nasce dalla meditazione, dall’osservazione della realtà più vera, anche se cruda, ma vista con quella “pietas” che può solo consolare : “…raggiunge la lacrima di solitudine / nell’occhio dell’anziano / sulla panchina in attesa del tramonto

Una poesia che affonda lo sguardo nella natura: Nel silenzio parla  la natura, sottotitolo della terza sezione del libro.  Ecco quindi un straordinaria sfilata di animali, luoghi, cose, ricordi d’infanzia come “Notte di S.Giovanni” dove la troviamo assorta ad osservare e fuochi di artificio: “…ingenua fanciulla di ieri…”. Oppure davanti alla piccola “Giostra” avvertire una risata di bimba che penetra come una freccia nel “…silenzio adulto…” a ferire l’inesorabilità del trascorrere del tempo ma, e in questo sta il merito della poesia di Leonora, nel non abbattersi, nel non cedere le armi alle delusioni inevitabili del vivere, a ricordare che guardando il cielo puro come un messaggio d’amore e il suo azzurro che si “…ammanta su monti e pianure/ in lanci di luce…” varrà sempre la pena di continuare a credere, sperare, amare: “…seduti all’ombra dei ricordi…”.   Così nel loro fluire prende vita la seconda del libro “Nel silenzio parlano gli affetti”.  Una lunga serie che si apre e dove ogni sentimento, ogni oggetto, ogni luogo o angolo ci appaiono forse più belli perchè ingigantiti dalla fantasia. Ecco dunque prospettarci il suo “ Borgo” antico che sembra chiamarla: “Il mio borgo/ ha voce d’infanzia…”, rivede se stessa fanciulla : “ …erano i giornidella gonnelle a pieghe/ e dei calzini arrotolati alle caviglie…/…poi le fette di pane olio e sale.”

Liriche di nostalgia, tristezza e amore filiale, coniugale, materno sono il viatico talvolta doloroso di questo percorso autobiografico che contiene struggenti poesie come quelle dedicate al padre, alla madre, al fratello prematuramente scomparso. Poesie che parlano di anima e con l’anima, perchè solo attraverso lo spirito si accorciano le distanze, si può in un certo senso fermare la corsa del tempo che ci aggredisce: “Ravvicinate si fanno le distanze…/basterà protendersi in silenzio verso entità scomparse…”. 

Si entra così nel vivo della prima sezione: Nel Silenzio parla l’anima. Un binomio “Anima e Silenzio “ che seppure invertito “Silenzio e Anima “ non altera il significato, in quanto per operare hanno bisogno, necessitano l’uno dell’altra. Così nel silenzioe in silenzio sfilano volti amati e perduti: “ ho abbassato laluce/ per dare forma solo alle ombre…”, o forse anche per cercare di capire  finalmente la verità nascosta nelle cose, nelle persone, una umanità che si cela e non si rivela perchè teme di mostrare la vera se stessa e si nasconde dietro una maschera. Catalizzatore per questo processo di chiarezza, come anche nel volume – Folletti nell’ombra –sarà un folletto nascosto forse dietro le pieghe dell’anima o forse dentro il silenzio che saprà aprire la porta della nostra coscienza per permetterci finalmente di guardarci dentro. Scopriremo allora “ verità nascoste “, ma tolta la maschera che indossiamo, potremo rivelare a noi stessi la vera natura dell’uomo e soprattutto potremo capire noi: “ misereanime errabonde/ che non sanno capire / quanto al di sopra dei soliti percorsi/ si allarghi grande l’ala del perdono”.                         Clara Nistri

Un commento di Anna Vincitorio:

Nel marzo 2010 ho recensito per l’autrice –Nel segno della luna-, la luna simbolo dell’inconscio, dualità fra luce e oscurità, Yin e Yang. Chiaro riferimento alla poetica di Leopardi.Così nel testo attuale – Chiaroscuri del silenzio – la tematica del silenzio è d’ispirazione leopardiana.Il silenzio è compagno spesso del poeta che in esso medita, in esso rievoca e ripercorrendone il cammino, giunge alla parola. E’ un sentore profondo dell’anima che si traduce in verbo. Nel silenzio si osserva la vita sia nella sua realtà che nelle sue illusioni. Nelle ombre che percorrono il silenzio si può aspirare alla conquista della luce.I personaggi illustrati dalla poetessa sono ricordi di realtà molteplici. Nel libero pensare della mente acquistano una dimensione che può essere reale come illusoria. La parola è strumento che personalizza il ricordo : ”mamma/ parola magica/ voce d’anima e silenzio…” Così una stanza affollata di cose, ora viste come realtà ingannevole, ma che un tempo forse sono state importanti. Il poeta dialoga “tra cielo e terra/ tra me e voi” il tutto ammantato di mistero perchè è  difficile comprendersi.Il mondo è coperto da una maschera che mina le certezze. Allora il poeta ricorre al sogno e al tempo del ricordo.La stanza, elemento oggettivo, rimane immutata e il nome –non è dato saperlo – di chi non è più, non lascia tracce, l’eco si è dispersa e Leonora con sintetica amarezza non può che sillabare quel nome “nel silenzio del ricordo“.

Si nota nei versi della silloge un anelito di vita, desiderio di un contatto che produca “brividi di silenzio“. Fondamentalmente il poeta è solo e forse in questa solitudine si dipana l’anelito creativo. Sente il bisogno incontrollabile di ricercare Dio  “nel volo del falco, nel silenzio di una chiesa, nelle parole e negli scritti, nel sorriso di chi già ti possiede dentro…”

Ha bisogno di affetti Leonora come ognuno di noi e, importante, si delinea nei contorni di una foto il profilo del padre, le sue parole e l’impotenza che segue alla morte ma che ne rafforza il ricordo anche se  “forse diverso mi apparirai  / da come per tante notti / ti ho sognato “.Sempre ricordi, legati al borgo che  “si arrocca su uno sperone di storia…/ il mio borgo ha radici in un arcano silenzio…”  Si delinea con tratti leggeri il ricordo del bambolotto: “con al collo una corda per farlo camminare …”. Il bambolotto rappresenta l’amico inseparabile che popola spesso i silenzi di una bimba e li colora.  Questo testo si compone di tre silenzi: quello dell’anima, degli affetti, della natura. A mio parere il silenzio più pregnanta è quello degli affetti. Il silenzio della natura si muove lieve tra classiche reminescenze : la lucciola, il merlo nero, il gabbiano solitario, la farfalla… Nature spettatrici di fronte all’immensità dell’universo.

Sono riandata con la memoria ai dipinti di Leonora, la pennellata fluida ricade in ciuffi di colore e quel colore sprigiona fuoco di vita. E un testo di ricerca accorata volto ad armonizzare una umanità eterogenea attraverso la parola , il colore e il ricordo e nel ricordo “germogli fioriti nel tempo che fu primavera”.     Anna Vincitorio

 

Una recensione di Stefano Valentini su “La Nuova Tribuna letteraria”:

La parola “ a sigillo di nudità nascoste “, questa l’esplicita dichiarazione contenuta nella prima poesia del nuovo recente libro Chiaroscuri del silenzio di Leonora Leonori Cecina.Una parola che dipana matasse intricate e fa tesoro di un linguaggio segreto fino all’approdo della pagina “ sull’onda del reale / o dell’illusorio “ con il cuore aperto al mistero da scoprire e i ricordi da accarezzare “ come un cucciolo infreddolito che non vuole essere abbandonato “. Nel silenzio “forziere di mille palpiti e domande “, parlano l’anima, gli affetti, la natura ( sono i tre capitoli del libro ) e ad esso l’autrice affida “ la soluzione dell’enigma “, la possibilità di capire il vero nascosto dietro alle apparenze e alle voci in un avvolgersi a ritroso come un nastro “ appena uscito dallo scatolone “. Siamo pedine passeggere nella vita e nella storia e al tema del silenzio si intreccia naturalmente il tema del tempo, l’uno e l’altro richiedendo quella sospensione che la parola-poesia realizza e dispone: non sappiamo “ come, perchè, quando/ accade o non accade / l’inatteso “, l’unica verità che ci è concessa risiede nell “attimo minuscolo “ del qui e ora.

Pensiero e meditazione si intrecciano a splendidi squarci lirici e affettuosi (si legga ad esempio “Se di notte piove “) o ad allegorie quasi sapienzali ( “Tra rose e spine “), realizzando un dualismo tra ragione e sentimento che è al tempo stesso dialogo e contrafforte reciproco, abbandono e difesa.  Trovano spazio dichiarazioni di fede e preghiera, la rievocazione degli affetti familiari perduti ( il padre perduto prematuramente, la madre, il fratello )ma anche la presenza della figlia e delle amiche, i ricordi dell’infanzia che restano vivi con i suoi “ giorni appesi ad ogni luna / oggi rubati al sole del tramonto “ e altri che invece sbiadiscono come “ crisantemi grigi “, l’amore per il proprio compagno, la visita al vrcchio borgo tra l’armonia di un canto corale e un ritorno silenzioso al passato “ che parla troppo “.

La percezione dell’immenso le distanze che si accorciano e  “ lasciano intravedere infinite immensità / oltre le quali /il fremito terreno / si dissolve nel nulla “, divengono viatico per un oggi simile all’eternità nei momenti di dolore e per improvvisi cortocircuiti dell’umano come nel Sacrario di El Alamein, “ come se quel silenzio bianco /avesse l’urlo dei miei figli “.  Traspare un’etica della semplicità quasi francescana a tratti nella quale le creature più umili lucciole, uccelli farfalle divengono messaggeri e metafore rasserenanti di qualcosa o qualcuno nell’ora del tramonto in cui non ti chiedi più niente e ci si abbandona all’attimo cercando di capire quale magica nota / può accordare le stonature / di questa umanità.  Sono pezzi d’anima alla rinfusa donati al tempo / che cancella e riscrive / in una eterna ruota / che ha visto e vedrà / bocci e germogli.

Non servono in fondo troppe domande : è in quell’angolo nascosto che “ implora luce / e sfida ogni materia “ che si trova infine la pace agognata a quietare ogni “ intreccio sibillino / ancora indecifrato “, offrendo alla vita “ un fazzoletto bianco “ non per arrendevolezza ma per specchiare tra le proprie mani i barlumi di purezze del cielo.           Stefano Valentini