Paolo Dapporto – Bèsame mucho, piccolina!, Edizioni Il Castello, Prato 1919

 

 

Recensione di Teresa Paladin

Bèsame mucho, piccolina! È un romanzo che ci porta indietro nel tempo, nella Firenze del secondo dopoguerra, sui campi  da calcio di Rifredi e lungo i viali, ma anche sulle spiagge di Principina a Mare, Marina di Grosseto e Livorno:  una storia di  quotidianità che scorre nell’intreccio tra i tanti legami  affettivi dalla giovinezza all’età adulta, in cui i lettori potranno ritrovare profili di umanità fragile ma resiliente.

 

Siamo al campo da calcio di Rifredi quando Antonio guarda i figli giocare e comincia a ripensare alla sua vita.Alla mente si affacciano i ricordi di quando, studente delle medie  negli anni ‘50,  è uno scolaro bravo ma in competizione con l’altro campione della classe, che, a differenza di lui, è  un “figlio di papà”: ogni tanto il piccolo Antonio lancia una sfida aperta alla maestra, mettendo  le acca o le zeta nei posti sbagliati, consapevole che lui che è bravo ma non vuole passare da secchione.

Il babbo elettricista alla Galileo decide di iscriverlo al Dante, il liceo di quelli che stanno bene, convinto che la cultura sia senza confini e aperta a tutti.

A questo punto il pensiero vola a Flora, la ragazzina desiderata e perduta al liceo.  Grazie al filo dei ricordi spunta la voglia irresistibile di rivederla. “Perché Flora l’aveva lasciata per Fulvio?….E perché,…dopo che si era lasciata con Fulvio, non aveva voluto rimettersi con lui?”.

Gli affetti, vissuti , interrotti o conclusi sono nel romanzo il timone dell’esistenza, ne determinano l’orientamento in un senso o nell’altro, senza che la ragione abbia il potere di intervenire a districare le maglie dell’affettività. Tra  i ricordi della giovinezza i sentimenti sono pennellati con tono poetico:” come se il mio corpo avesse perso la sua materialità”. “Cominciamo a volare nell’aria come gli amanti di Chagall”.

Il romanzo si snoda con questi quadri della giovinezza che Antonio riprende in mano, ripercorrendo gli eventi fondamentali del passato, col protagonista che diventa narratore di secondo grado e ci presenta  situazioni e sentimenti che lo hanno coinvolto e impastato, fatto diventare uomo neanche troppo per volontà diretta, ma col semplice piegarsi agli eventi,  mentre il narratore in simultanea descrive gli avvenimenti che capitano al protagonista nel tempo presente.

Raggiunto il suo obiettivo, Flora solo ora gli spiega la fine di quell’amore nato sui banchi del liceo perché  “troppo platonico”,  anche se il romanticismo di  “Bèsame mucho, la loro canzone” le piaceva molto .

Seguono gli approdi ripetuti a un albergo a ore,  dove il narratore ci presenta il personaggio secondo il punto di vista di Flora: lei  sa che lui è un uomo debole, una persona senza carattere che sta giocando con i suoi sentimenti….non conta lei, conta l’eccitazione del momento, ma questa relazione dà energia a entrambi e nessuno dei due vuole staccarsene.

Infatti Antonio una sua famiglia ce l’ha già e non ci rinuncia: Andrea e Marco  li ha avuti dalla moglie Maria, la giovane studentessa che ai tempi dell’Università aveva corteggiato: sicuramente non troppo bella ma  slanciata e mora, sprizzava  leggerezza e simpatia che lo avevano conquistato. I ricordi ripercorrono, dopo la laurea, il corso ufficiali di complemento. Qui si racconta una storia tenera e al contempo drammatica:  l’interruzione drastica di un affetto, per quanto riferito a un cane, può comportare segni di sbandamento e depressione. E’ la vicenda di un caporalmaggiore  che entra nel plot narrativo e viene  riferita con un intento preciso: I legami affettivi, di qualunque natura, sono rotte in un mare su cui ci si orienta, si viaggia, si approda o si naufraga secondo un caso non preordinabile.

Dopo il matrimonio il salto di qualità di Antonio che vince il concorso: Maria no, perché lei tra pappe e pannolini non può che rimanere esclusa e accontentarsi di fare la supplente. Da lì l’abitudine a fumare e l’ incontro  con  Riccardo, che le offre l’aperitivo a seguito di una circostanza imbarazzante, e la prospettiva del posto fisso nella sua libreria. Maria è totalmente presa, una forza centrifuga la allontana dalla cura parentale, ripesca dai suoi ricordi un antico e piacevole sentimento di abbandono seppellito dalla routine delle incombenze quotidiane. Ritrova l’amore vissuto come un toccasana che rende la vita bella e più armoniosa.

Mentre il ruolo di babbo impegna sempre di più Antonio e  gli fa scoprire e apprezzare la personalità vivace e sensibile del suo Andrea, bambino con difficoltà nello studio ma totalmente aperto all’accoglienza degli altri, in questo  momento nel romanzo i sogni vengono a ricoprire un ruolo narrativo.

Antonio, che tradisce la moglie con l’amante,  ferito dalla mancanza di tempo ed opportunità  canalizza la sua energia nei sogni, dove ciò che si desidera appare e si ricopre di una tale vivezza da sembrare vero. Come la sensualità vissuta con Flora tutte le notti, sotto le stelle al ritmo di Bèsame mucho.

Quando i giochi potrebbero diventare pericolosi, Maria abbandona l’amante e il piano della famiglia per lei comincia a riavere un senso, mentre Antonio continua a barcamenarsi con la sua avventura sentimentale e i nuovi diversificati lavoretti integrativi per poter sbarcare il lunario.

Poi una novità inaspettata: Maria è incinta.

Ancora una volta il ritratto del protagonista ce lo propone Flora: “E’ un uomo difficile da capire….è un uomo semplice, che non va oltre Bèsame mucho, la sua canzone. Resta appicciato alla moglie, ci fa un figlio anche se non l’ama più”. In realtà Maria è incinta col dubbio di chi sia il padre, mentre Antonio è’ un uomo ferito ma non abbattuto dagli eventi, e questa forza lo caratterizza dall’inizio alla fine del romanzo: il personaggio affronta tutto, resta in piedi davanti alle difficoltà, cerca stratagemmi e vie di uscita, si aggrappa via via a quello che la vita gli dà.

Il tentativo di riordinare i fili del caso passa dalle lezioni di chimica che Antonio fa in carcere. Gli atomi diventano un  libro della vita: le molecole hanno formule da identificare, in un mondo complesso e oscuro, le molecole non restano mai quello che sono quando ne incontrano altre, “Come in una caccia notturna….fuggono e cambiano sembianze”

E questi carcerati hanno occhi, un nome, una storia particolare con speranze e affetti che attendono di ricucire e bambini che chiedono perché.

I  sogni e gli amici, il lavoro e gli affetti: questi elementi conducono per mano il destino di Antonio.

Anche la presentazione  del racconto del primo amore “diverso” di Anna, nato sui banchi di scuola, ha qualcosa di assolutamente originale e sorprendente: la chimica e i suoi miscugli come commento alle emozioni. I colori nati in laboratorio esposti nel becker : il  rosso, il blu, il verde, il giallo, l’arancione si susseguono come rivelazione e cifra originale e misteriosa della passione, del sesso e dell’amore. I colori come maschere per non rivelarsi al mondo.

Il personaggio nel caleidoscopio di attività integrative extrascolastiche  che attraversa ritrova vecchi amici e intreccia nuove amicizie: il filo dell’amore, amicale o sentimentale, lo rimette sempre in gioco e gli fa dire che le parole dell’amore hanno un valore come la materia, e rimangono inossidate nel tempo. .

La nascita di Elisa provoca ciò di cui aveva bisogno il ménage familiare: la chiarezza. La raggiunta sincerità con Maria apre una nuova dimensione: il protagonista ride  per i figli, scopre il vero amore per questa bimba che gli dà ”una forza così grande da sfidare il mondo”. C’è  ora aria di sogni felici in casa Santi, grazie a questa “piccolina” appena arrivata.