Gabriele Bellucci, Aldo Giordanino, Mario Fulvio Giordanino, Anna Vincitorio, Come ruota di pavone: colore e forma in libero spazio narrativo, a cura di Eugenio Rebecchi, Blu di Prussia Editrice 2018, pp.129 

Appunti di lettura di Mariagrazia Carraroli

‘Mondi diversi’

Leggere è entrare in un mondo diverso dal nostro, è penetrare in situazioni che spesso non ci appartengono, è incontrare psicologie a volte molto diverse dalla nostra, immergendosi in orizzonti fisici e temporali che non sono i nostri e nei quali tuttavia ci si sente accompagnare dalla scrittura, quando la penna è autentica.

E’ senz’altro il caso dell’autrice dei racconti che prenderò in esame, racconti inseriti nel volume antologico Come ruota di pavone a cura di Eugenio Rebecchi. Quattro autori selezionati per la qualità della loro scrittura: Gabriele Bellucci, Aldo Giordanino, Mario Fulvio Giordanino e Anna Vincitorio. Da quest’ultima scrittrice, di cui conosco e apprezzo il percorso poetico, sono rimasta favorevolmente colpita leggendo le sue pagine coinvolgenti non solo per le storie che narrano, ma anche per lo stile stringente che le caratterizza.

L’autrice con pochi tratti, mai frettolosi, ma essenziali e sapienti, sa penetrare nella storia dolente di un travestito, ne segue le mappe mentali e comportamentali con realismo psicologico e calda partecipazione umana che emana dalle narrazioni tratte da Il limo di Eva (D.Zedda Editore 2010). Protagonista è Giuseppe, un ragazzo dall’animo femminile vestito da un corpo sbagliato. Diventa Lucia, ma la sua vita si fa sempre più buia, s’intana nella notte e nella prostituzione, prigioniera di una ambivalenza senza via d’uscita, anche nel nome.

I tre racconti che seguono sfiorano temi umanamente toccanti che Vincitorio affronta con sensibilità ed efficacia. Blu s’avvicina alla realtà ormai consolidata della donazione d’organo con parole che accarezzano il mistero della morte, chiudendo il sipario su di un finale imprevisto e profumato di poesia.

In Sedia a sdraio abbandonata lungo il lago la protagonista presentata dalla scrittrice è interpretata e colta nel disagio d’una memoria frantumata, di una mente senza più orientamento, persa nei cunicoli del passato, abbandonata e vuota nella solitudine di un presente senza più presenza.

Chiude la sequenza dei racconti di Anna Vincitorio, ma anche la raccolta curata da Rebecchi (significativa la scelta) Sul selciato : una breve, scarna cronaca, un incidente che quasi non lascia traccia nelle pagine dei giornali, ma che non sfugge allo sguardo attento all’umano dell’autrice. Una badante straniera travolta e uccisa per la strada, lungo un viale cittadino affiancato da antichi palazzi signorili. E’ uno dei tanti anonimi venerdì dell’anno, il giorno del sangue innocente.

Anna Vincitorio in questi suoi lavori offre al lettore l’occasione di riflettere senza giudicare, di partecipare e di commuoversi senza pietismo di fronte a casi della vita che hanno per protagonista la persona umana colta nella sua fragilità.