La presentazione di Giancarlo Bianchi, curatore del volume insieme a Giovanni Cascio Pratilli

‘Il ritrovamento di un manoscritto di 100 anni fa’

In un archivio privato fiorentino è stato ritrovato inaspettatamente il manoscritto del Diario di guerra del giovane sottotenente Adolfo Oxilia, ragazzo del ’99, consistente in 92 pagine numerate su 46 fogli con copertina rigida di cm. 12,5×15.

Dopo un lungo lavoro di trascrizione, il testo è stato finalmente pubblicato nelle edizioni Benedetti di Pescia (PT) la collana e’ “Il torchio di Gino e Artidoro”, in omaggio ai due maestri stampatori pesciatini, (la Stamperia Benedetti conserva ancora oggi un torchio, tuttora funzionante della fine del 1700). Io che sono il curatore del volume posso dire che è stata una vera emozione, Oxilia è stato mio insegnante , mi ha fatto amare la poesia, è il fondatore e direttore della rivista di poesia e metasofia:”L’Ultima”, cito dal volume di Franco Manescalchi ”Riviste di poesia del secondo Novecento a Firenze(2017)”: “ L’area cattolica ebbe una sua rivista, L’Ultima, che”indirizza la ricerca e l’analisi della poesia verso interessi dichiaratamente e decisamente religiosi. Dal 1946 al 1962 accoglie gli scritti di poeti, artisti, teologi, scrittori di varie generazioni, da Papini a Turoldo…” I primi numeri della rivista in oggetto furono realizzati a Pescia da Artidoro Benedetti, come lo stesso Oxilia ci conferma nel numero 22 della rivista stessa, il ricordo di Artidoro è riportato nel mio libro dal titolo:”Uno sguardo dall’alto” per le edizioni di Pianeta Poesia nella collana l’Altana a cura di Franco Manescalchi. Ma torniamo al nostro diario di guerra, la cui ampia prefazione è stata scritta da Giovanni Cascio Pratilli mentre la copertina è opera di Antonietta Giuffrè. Ho deciso di riportare di seguito un passo del manoscritto, quello a mio parere più significativo dalle pagine 35/36 : “ L’itinerario si ricostruisce male; suppergiù Talmassons,

Villadolt, Roveredo in piano, Nogaredo, Villa Fosca. La notte è profonda; paesini, anche quelli che poi si rivelano abitati, non tradiscono nessuna espressione di vita, chiusi in sé, gelidi, deserti. Sono incerti se noi siamo italiani od austriaci e paventano molto un ultimo saccheggio. Solo talvoltaq qualcuno ‘a la certezza che siamo noi. Allora in un attimo tutti si svegliano(forse vegliavano e spiavano dietro le imposte), si alzano, son fuori, tutte le finestre aperte, tutti i lumi accesi, ci sono addosso, abbracciano i cavalli, ci stringono le gambe, gridano, ridono, piangono: Benedeti, benedeti!”. Un diario scritto cento anni fa giunge a noi per vie misteriose, la stesura avvenne tra i cannoni e tra le zolle della grande guerra, da ricordare le pannocchie di granturco che la Giuffrè ha voluto riportare nel disegno di copertina e che il giovane sottotenente di Cavalleria dava da mangiare al suo cavallo in assenza di fieno.

Il diciannovenne sottotenente e ragazzo del ’99 dei Cavalleggeri di Treviso ancora oggi stupisce attraverso queste pagine “vive” e ricche di emozioni.

 

Una nota di lettura di Carmelina Rotundo

1918- 2018. Sono passati 100 anni dall’ inizio della prima guerra mondiale e questo libro porta alla luce il diario del diciannovenne sottotenente Adolfo Oxilia che “ inventando” il tempo, tra il momento di dare il foraggio al cavallo e il distendersi per una pausa, traccia sentimenti e momenti della battaglia di Vittorio Veneto ( dal 28 ottobre al 4 novembre). Il diario, ritrovato in un archivio privato, giunge nelle mani del poeta – discepolo – studioso di Oxilia, Giancarlo Bianchi che, donando tempo ed attenzione a questo manoscritto, lo pubblica grazie alla Stamperia Benedetti in una edizione raffinata davvero unica per eleganza, la prima di una collana ”il torchio di Gino ed Artidoro” creata in onore dei due Maestri Tipografi pesciatini.

Fedele attenta trascrizione in cui ancora una volta Giancarlo Bianchi dà prova della sua

dedizione al Maestro, Presidente storico della Camerata dei poeti, che fondando la rivista L’ULTIMA nel dopoguerra intraprese il coraggioso cammino di una riconciliazione intellettuale: scrivevano infatti per la rivista: Balducci. Papini, Vettori, Nardini….

Al prezioso libro oltre a Roberta Necciari collabora con Giancarlo Bianchi Giovanni Cascio Pratilli storico del diritto italiano del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Conoscenza per capire e sensibilizzare: la guerra, quella orrenda invenzione dove non ci sono vinti e vincitori, dove la dignità della vita viene calpestata, vista attraverso le testimonianza di chi l’ ha vissuta per non farla mai più.

 

 Una nota di lettura di Mariagrazia Carraroli

Ricordo che, nel commento alla plaquette di Giancarlo Bianchi Da Firenze alle stelle: omaggio a Vanna Bonta, poetessa, attrice e giornalista, ebbi a scrivere : “Ancora l’amicizia, dunque, che Bianchi celebra nelle diciannove pagine della pubblicazione, convocando amici a ricordare l’amica scomparsa”.

Anche in quella circostanza, l’autore cita il poeta e mentore Adolfo Oxilia, cui in seguito dedica un quaderno documentario, dove si celebra  Oxilia, non solo come poeta, ma anche importante intellettuale sodale di Papini, linguista finissimo, autore di saggi sulla poesia di ogni tempo, collaboratore di periodici e giornali con una rubrica metalinguistica, fondatore della rivista L’ULTIMA e conduttore dell’Associazione “La camerata dei poeti”.

Questo senso di fedeltà all’amicizia e di gratitudine per il bene ricevuto, offre ancora Giancarlo a Mario Luzi, con il breve saggio “Nel tuo volto” e a Duccia Camiciotti con la plaquette “Il dono dell’anima” ricordando la scrittrice scomparsa, e altri scritti ancora a sottolineare il vissuto di persone a lui legate da vincoli di affetto, vissuto da condividere pubblicamente.

Questo, per ribadire l’impegno di Bianchi, che non si limita a curare il suo mondo poetico, ma si allarga a tutto il panorama della poesia, alla sua diffusione, in primis, con la costante collaborazione a Pianeta poesia di Franco Manescalchi. Si allarga, inoltre, nel ricordo delle voci amiche fisicamente scomparse, ma che lui fa rivivere , onorandone la memoria, attraverso la concretezza delle sue pubblicazioni.

L’ultimo impegno in tal senso, la cui stampa ha affidato alle Edizioni Benedetti di Pescia, ancora una volta si rivolge al suo scomparso mentore, di cui abbiamo scritto all’inizio. In questo caso, Giancarlo si occupa di ordinare e trascrivere un prezioso diario di guerra del giovane sottotenente di Cavalleria, Adolfo Oxilia, ragazzo del ’99, diario stilato tra rifugi di fortuna e la trincea, nelle rare pause che la Grande Guerra lasciava ai suoi soldati.

Il giovane Oxilia fissa sulla carta puntuali notizie di cronaca, alternate e intrecciate alle trepidazioni per lo scampato pericolo o per il timore di non farcela, come i tanti compagni lasciati senza vita sul campo, tutti giovani come lui, strappati alla casa e allo studio e mandati a morire in cambio di una medaglia. Allo stesso Oxilia fecero la proposta  di una croce di guerra al valore, con una motivazione ricca di elogi per l’ardimento e la perizia dimostrati in battaglia…

Un fortunoso ritrovamento in un archivio privato, quello  del manoscritto del Diario che il giovane scrisse in novantadue pagine e che, riletto e sistemato a cura di Giancarlo Bianchi, possiamo avere in mano  oggi, per aggiungere  un importante tassello alla conoscenza di un intellettuale di primo piano del secolo scorso.

Da rilevare la bella veste editoriale di “ Un poeta in trincea”, con la nota degli editori Rudi e Roberta Necciari e la prefazione di Giovanni Cascio Pratilli, discepolo e amico di Oxilia, da lui ricordato con riconoscente affetto.

Una pubblicazione importante, quindi, quest’ultima a cui, ancora una volta, Bianchi aggiunge un valore che supera tutti gli altri: quello, cioè, della riconoscenza e dell’amicizia, attraverso le quali  Giancarlo fa rivivere la parola di un uomo che a lui ha dato molto, e non soltanto a lui.

Una parola che vale ancora la pena di essere ascoltata.