Martedi 8 maggio 2018 alle ore 17 si è svolto presso il Circolo Casa di Dante a Firenze il Dialogo di Pianeta Poesia: autori invitati Annalisa Rodeghiero e Sandro Angelucci. Quest’ultimo per sopraggiunti impedimenti purtroppo non ha potuto essere presente.

                                                                                         

Dopo il benvenuto di Franco Margari per il Circolo degli Artisti Casa di Dante, Giuseppe Baldassarre di Pianeta Poesia ha presentato il programma, informando che Sandro Angelucci non poteva essere presente e quindi ci sarebbero state piccole variazioni.

Annalisa Rodeghiero ha letto alcuni testi dal suo libro Versodove, Giuseppe Baldassarre ha letto il commento critico a questo libro, che Sandro Angelucci avrebbe dovuto esporre, quindi di nuovo Annalisa Rodeghiero ha letto alcuni testi.

Per la parte relativa all’altro autore invitato, Anna Vincitorio ha letto alcuni testi dal libro di Sandro Angelucci Verticalità, aggiungendo un proprio commento, Mariagrazia Carraroli ha tracciato un profilo critico più ampio, quindi Anna Vincitorio ha di nuovo letto alcuni testi.

La domanda di Mariagrazia Carraroli relativamente all’esilio della poesia (e del poeta) nella società, citando Octavio Paz, ha dato il via al dialogo, che ha coinvolto pienamente l’autrice presente. Ma questa, conoscendo bene la personalità poetica di Sandro Angelucci, spesso ha accostato anche al proprio pensiero anche quello che avrebbe potuto dire in merito Sandro Angelucci.

Annalisa Macchia di Pianeta Poesia ha dato il suo efficace contributo al dialogo.

Il pubblico è intervenuto: in modo particolare Anna Balsamo, Daniele Barni, Carmelo Consoli, Franco Margari.

Giuseppe Baldassarre ha chiuso l’incontro ringraziando il Circolo degli Artisti per l’ospitalità, Annalisa Rodeghiero per essere venuta da Padova per l’incontro di oggi, salutando i relatori e il pubblico e ricordando l’evento organizzato dal Comune di Sesto Fiorentino il prossimo 14 maggio per Alberta Bigagli e la presentazione de L’Iris Azzurra di Franco Manescalchi il prossimo 5 giugno a Firenze.

                                                      

Aggiungiamo l’intervento di Mariagrazia Carraroli relativo a Sandro Angelucci

SUPERANDO IL RECINTO

Nella prima poesia della raccolta poetica di David Maria Turoldo Il grande male, A. Mondadori Editore 1985, e intitolata Ultima lapide si legge :

Sempre sul ciglio dei due abissi/ tu devi camminare e non sapere/ quale seduzione, / se del Nulla o del Tutto, / ti abbatterà …

E’ dell’uomo questo difficile transito, questo arduo stare in equilibrio sulla strada del vivere : il poeta lo sa, Turoldo lo sa e lo dice e lo soffre in ogni suo scritto, così come lo dice e lo soffre il poeta Sandro Angelucci che nel suo Verticalità sicuramente si è ispirato al frate friulano così spesso contestato in vita dalla gerarchia ecclesiastica per le sue tesi ardite su Dio, ma che seppe sempre vivere con coerenza la sua ricerca e il suo amore per l’Assoluto.
Ricerca e amore che anche Sandro Angelucci esprime nei versi del suo libro, versi mossi da un vento ispirato che mai si concede flessioni o tregue. Perché lo insegue lo spirito, lo incalza la poesia che vuole silenzio per parlare al cuore, che chiede solitudine per nascere, per spaccare il terreno e farne ferita onde poter uscire alla luce.
E’ una figlia la poesia, ha bisogno di protezione e Sandro la tiene per mano :

L’ho difesa/ e so che dovrò difenderla/ per la vita intera/ ….. Sarò pronto ad asciugarlo/ il suo pianto inconsolabile/ quando nessuno/ neppure io, nonostante tutto,/ saprà capire/ che quello è il pianto della Terra.

La parola della poesia è sacrale quando esce dal tabernacolo dell’essere e non può non esprimere la fame d’infinito che l’abita, la fame e la sete d’Assoluto che la fa diventare fiamma che sale./ Brace che si accende.

La poesia di Angelucci s’incendia dentro la bellezza del creato o dentro l’emozione degli incontri, ma si accalora, anche, quando denuncia il dolore del mondo o lotta contro il covo dei mercanti.
La sua poesia è sì anelito, canto e voce che salva, ma anche parola che sputa i veleni di ogni assuefatta mediocrità.

Il poeta scrive e proietta sulla carta la sua ombra/ chi scrive non dimentica/ e si dimentica.
E’ importante questo passaggio, perché proprio dimenticandosi ci si riempie, facendo spazio al Tutto che sempre è atteso e invocato : Questo bisogno azzimo che ho di Te,/ di perdermi e d’amarti …

VERTICALITA’ si ramifica in due sezioni ; la prima Dell’anima e della ferita esprime tensione spirituale e ribellione contro ogni visione materialistica del vivere e, in particolare, contro tutti coloro che considerano l’interiorità espressa nella poesia un esercizio senza costrutto di gente strana che non sa far quadrare i conti con la quotidianità e vive a mezz’aria, con il portafoglio pieno di parole …
Il poeta denuncia la stoltezza di tale atteggiamento e rivendica il suo status, che è quello di farsi perla, canto e cielo, non solo, ma quando occorre, penna che sa lanciare i suoi strali contro ogni ipocrisia e contro ogni sopruso che offenda l’amore e la bellezza …

I versi di Verticalità si contendono cielo e terra, continuamente dialettici e in equilibrio tra il vuoto e il pieno, il tutto e il nulla, il materiale e lo spirituale, dentro uno speciale dibattito che nella seconda sezione Del cielo e della parola trova colori particolarmente infiammati, fluorescenti nel fremito di un verso teso e ispirato :

quando mi tocco l’anima/ qualcosa d’indicibile non manca di raggiungermi (p.55)
io come la notte, come la vita,/ non sono che lo spazio/ tra i battiti del cuore ( p.64)
s’inizia a vivere/ quando non c’è più nulla da capire (p. 65)
un desiderio eterno/ di nascere e morire/ che supera se stesso e la paura/ di perdersi nel nulla ( p.70)

Tutta la seconda parte sviluppa e completa i temi iniziali, sostando nella contemplazione della natura che dai ghiacciai alpini alle onde lacustri, dagli specchi marini agli iceberg delle nubi, porta lo spirito a guardare oltre, a immaginare l’infinito, ad ascoltarne l’arcana bellezza, per poi rispondere in un solo modo che per il poeta Sandro è quello di inginocchiarsi e pregare, pregare, pregare …
Una preghiera alta che si fonde con la poesia e che abbraccia uomo e Dio in un unico dramma di vita e libertà, dramma di passione e comunione patito da Angelucci e da lui a noi offerto nelle sue liriche verticali, vibranti ed emozionate, che concludono il loro svolgimento citando un grande a cui ben si affiancano, il già citato David Maria Turoldo, la cui tensione esistenziale e spirituale coerentemente seppe vivere, e della quale seppe scrivere dentro versi indimenticabili, come questi tratti dal suo libro IL DRAMMA E’DIO – Il divino, la fede e la poesia – Rizzoli 1992 – :

Ma poiché tu non puoi non stare/ al libero gioco, anche tu/ sei un Dio in pena, e noi/ il tuo dramma di essere Dio ( p. 35 )

Un dramma vestito d’appassionato anelito che Angelucci nel suo Verticalità ha declinato in versi icastici che spesso raggiungono l’incandescenza di metafore pronte a superare il … recinto del conoscibile e a dare consistenza all’utopia .

 

Il commento sull’Evento da parte dell’autrice – ospite: Annalisa Rodeghiero

Società delle Belle Arti. Circolo degli Artisti “Casa di Dante”.
Non capita tutti i giorni di trovarsi a Firenze alla Casa di Dante su gentile invito dell’Associazione Pianeta Poesia a presentare il proprio libro e a dialogare di poesia. Non capita tutti i giorni che la persona con cui avresti dovuto dialogare (pubblico e critici, a parte) non arrivi a destinazione a causa di un incidente stradale e venga invece ricoverato in ospedale. Eppure un dialogo c’è stato, eppure la poesia ha trovato la strada, eppure è stato come se anche l’altra persona fosse stata presente attraverso i testi letti da Anna Vincitorio, attraverso l’attenta e intensa presentazione di “Verticalità” da parte di Maria Grazia Carraroli, attraverso la mia voce che non ha parlato solo per me ma anche a nome suo. Coinvolgente il dialogo con Giuseppe Baldassarre che ha presentato il mio libro e con Annalisa Macchia che con sapienza e dolcezza mi ha posto le domande. La partecipazione attiva del pubblico presente con interventi mirati e arricchenti ha reso l’evento un evento da ricordare. Ringrazio a tale proposito Anna Balsamo, Carmelo Consoli, Daniele Barni. Ringrazio Giancarlo Bianchi per la presenza e per le foto scattate. Un doveroso e sentito ringraziamento anche a Franco Margari che ha fatto gli onori di casa a nome del Circolo degli Artisti.        (10 maggio)