Angelo Australi, Tommisse, Edizioni dell’Erba, Fucecchio 2022

 

Una nota di lettura di Annamaria Locatelli

Ci troviamo davanti all’ennesima avventura umana di Spartaco, giovane che, insieme all’amico Roberto, Zio Curdo, si ritrova ad affrontare piu’ di un bivio di scelte importanti per il proprio futuro.

Ambientato per iniziare nel loro paese d’origine della provincia Toscana, l’azione si sposta sull’Appennino, in una località sperduta e attanagliata dalla neve di un gelido inverno.

Il racconto, pur mantenendo una sorta di indefinitezza spazio-temporale, si muove dalla narrazione dei problemi concreti e contingenti di due giovani in crisi esistenziale e lavorativa

intorno agli anni Settanta:

– come trovare, necessario per Roberto disoccupato, un nuovo lavoro? Come trovarne, per Spartaco, uno piu’ soddisfacente e gratificante?

– meglio spostarsi dalla provincia in città, con piu’ offerte ed opportunità lavorative? Oppure rimanere nella nota provincia?

– per Spartaco, alter ego dello scrittore, vitale la  ricerca di un significato profondo, personale quanto filosofico e sociale, alla sua aspirazione a scrivere racconti intorno a “piccole storie” di provincia, destinate         diversamente all’oblio…

Per meglio meditare e mossi dal bisogno di cercare risposte ai propri interrogativi, i due amici intraprendono un viaggio iniziatico con una vecchia autovettura sino a un borgo d’altura, intrappolato nel cono d’ombra di una parete rocciosa, con l’animo meglio predisposto al distacco dalle cose quotidiane e dalle ansie paralizzanti. Un borgo di pietra, ai piedi di un picco roccioso, la base dei ruderi di un’antica fortezza,  dove Spartaco era già stato un paio d’anni prima in campeggio… ma forse vi aveva dimenticato qualcosa di prezioso, la lezione di un inaspettato maestro di vita, Tommisse: un lavoratore, migrante in America per moltissimi anni, che aveva voluto, da vecchio, fare ritorno al suo paesello, quasi disabitato, per trascorrervi i suoi ultimi anni…In effetti Spartaco e Roberto non lo ritrovano vivo, cosi’ vengono a sapere da uno dei pochi tenaci abitatori di quella località dove l’elettricità era errivata da poco e soltanto qualche vacanziere vi tornava d’estate. Solo allora Spartaco ricorda con emozione il suo incontro con il vecchio Tommisse, giunto li’ dopo aver fatto il giro del mondo, a conclusione del cerchio di una vita. Spartaco ricorda, parola per parola, una sorta di “Discorso della Montagna” pronunciato  dal vecchio per comunicare al piu’ giovane il fulcro di una saggezza acquisita nel tempo: come contare le castagne dei boschi in quel luogo remoto fosse per lui come contare le stelle nel firmamento, infinite e altrettanto belle!

Nel microcosmo si puo’ ben rintracciare il macrocosmo: nel viaggio di ricerca e di scoperta della vita non contano i chilometri percorsi. Anche il significato della morte in quel luogo assume un valore diverso, di lentezza e di accettazione, come nell’ordine della natura…

Il racconto “Tommisse” di Angelo Australi è caratterizzato da un forte sentimento di realtà, di concretezza del vivere, scelto lo stato sociale d’appartenenza, che è essenzialmente quello degli ultimi della Terra, ma spesso si colora di poesia, ma anche dei significati della fiaba, per le prove che attendono i protagonisti nel loro percorso di crescita, per le sorprese e i tesori finali, sempre provvisori…