KIKI FRANCESCHI, Non c’e tempo per il tempo, Polistampa, 2016

Il tempo è una componente della nostra vita; è essenziale, ma come definirlo?  – Non c’è tempo per il tempo –

Già il titolo determina la complessa personalità dell’autrice. Dualismo irrisolto nell’anima e nel movimento. Lotta tra l’impulso ad esprimersi e il silenzio suo antagonista. Nell’artista sono presenti più interrogativi antitetici ma il dialogo affiora prorompente. K. Franceschi è parola, colore, movimento e le sue parole assumono sonorità astratta. Si possono udire e assimilare senza leggerle. Questi movimenti sonori albergano nelle ” grandi cupe notti” e nei “pieni accecanti giorni”. Ad ogni evento si contrappone il suo  opposto in una incessante corsa fuori dal tempo. Delusioni lontane ma non disperse, sia pur nella loro crudezza, si fanno realtà nel ricordo. La vita è lotta continua; sovrana la morte dall’ombra che oscura anche l’acqua. Nel suo pennello trovano espressione colori: azzurri intensi, verdi, rossi radianti in volumi regolari che li racchiudono pur tracciandone il cammino verso malinconie irrisolte, verso eroi del mito e di lontane storie: Prometeo che sottrasse semi di fuoco alla ruota del sole per riportare il fuoco sulla terra e il blu indaco del mare di Ossian – bardo guerriero gaelico –

Il percorso del poeta è incubo; ” l’artista ha la morte sempre con sé/ come un prete il breviarío”. Intorno i volti dei morti senza ritorno. L’inquietudine creativa di K. Franceschi nel suo manifestarsi si pone interrogativi: ” Voglio essere libera?“ Ma cosa significa. Le stesse risposte pongono una serie di quesiti che lei stessa non risolve forse perché nelle stagioni ” escono furtivi dalle sabbie i secoli/ troppo eguali gli spazi… Troppa gente./ Se ne deve ammazzare un po’ “. Sembra di seguire un comunicato. La natura ci viene incontro ma ci è nemica: mare, cielo acquoso, alberi rosso rame, ” occhi di marmo azzurro/ dissolti nel dilavare delle nuvole”. Parole, parole chiuse di pessimismo post- romantico. “Chi ha detto che/il cammino delle comete è il cammino dei poeti?” Il poeta osserva, si osserva e le sue parole assumono identità e forma e scorrono davanti al lettore. Potrebbe sembrare che il pessimismo affiorante non sia del poeta ma oggettivizzato nello snodarsi di uno spettacolo destinato al lettore – spettatore che ne assimila la forza disfattiva come in ” Apocalississ”. Le voci si sovrappongono; possono giungere da ere diverse o da più mondi. Ci parlano di ” sera che non è sera”, ” di cielo e terra confusi/ in foschie basse ostili cattive”. E ancora: ” paura di aver paura… del tempo che già trascende”. L’arte è   martirio segreto: ” va pagato caro”. Il tempo scorre, è musica che intercetta il silenzio …hush, hush, hush, sh,s…

La nostra vita è composta da immagini: luna e la sua molteplice mutevolezza; dal Nero, dall’assoluto che ” E’ il non tempo nel cuore del tempo” e non c’è una fine perché il tempo è infinito. Altra importante componente, il Mare in cui l’autrice si identifica. Acqua che dà origine alla vita ma che è anche morte perché tutto racchiude in sé. Mi tornano alla mente alcuni versi di SYlvia Plath in Full Fathom Five,1958:   “you defy other goodhood/ I walk dry on your kingdom’s border/ Exiled to no good./ Your shelled bed I remember./ Father, this thik our is murderous./ I would breathe water”. (Tu rinneghi l’esistenza di altre divinità/ Io cammino senza bagnarmi lungo i confini del tuo regno,/ senza che me ne venga niente./ Ricordo il tuo letto come morsa di conchiglia/ Padre, quest’aria mi soffoca e uccide/ Vorrei poter respirare acqua”; traduzione mia in L’ agguato sommerso, 1997).

Agli elementi della natura…notte, giorno, aurore, pioggia, seguono personaggi facenti parte del suo palcoscenico: Emma Goldmann, Hollowmen, Amerigo Vespucci, Massimiliano Chiamenti. Ci sono considerazioni amare ma reali sulla morte. Forte il contenuto di Sic Transit: ” Il cimitero è fresco/ di morti antichi/ le tombe fatte di sonno/ l’erba di pianto.” … e  ” cieche vacue cose e segrete / dureranno

più del nostro oblio”. L’oblio assume una identità ben precisa in quanto ” riserva/ formidabile/ di scordate/ parole”. I colori si susseguono sempre suddivisi per spazi. Non so se ogni spazio é riferibile a un tempo diverso della vita di ognuno di noi. Ho creduto di intuire la conclusione di questo dipanarsi di parole, di colori, di suoni, nella poesia — Non so chi sono né se un’anima ho —

Dubbio reale e profondamente umano che non appartiene solo al singolo ma sta al poeta delinearlo:“ io morirò, tu morirai, morirà il pianeta/ dipingere é perdersi/ tutto si perde/ pozzanghere inghiottite sulla sabbia del mare/ acqua che non tornerà ad essere mare”.

(Anna Vincitorio)

Il mio testo poetico va verso dimensioni diverse da quelle della pagina, va oltre la scrittura, riafferma l’oralità, ricrea il ritmo musicale che è l’elemento unificatore del collage sonoro che propongo» è l’originale messaggio di questa autrice. Un poetico, visionario ritmo intrecciato a immagini, tocchi di colore, sentimenti, memorie, emozioni, immersioni marine, voli galattici e misteriose baudeleriane correspondances. L’intensa, poliedrica attività artistica di Kiki Franceschi riflette un’irrequieta visione del mondo, venata da un pessimismo che Franco Manescalchi definisce “attivo” e da lui bene analizzato nella Prefazione. Scaturisce da questi versi intensi e affilati una tensione sempre positivamente e “attivamente” orientata a armonizzare aspetto formale e contenuti ideologici.

(Annalisa Macchia)