Lorenzo Mercatanti, Il prossimo compleanno, Pequod, Ancona 2020

Una raccolta di racconti di Lorenzo Mercatanti, una scrittura originale e coinvolgente.

 

 

Una recensione di Angelo Australi

Nella ventina di racconti, alcuni brevissimi, che compongono  Il prossimo compleanno, Lorenzo Mercatanti dimostra di avere un modo di scrivere molto personale, costruito sul paradosso della sospensione di un linguaggio colloquiale libero, sciolto, nato dal basso, che si sostiene per immagini reali spinte verso il punto più estremo di banalizzazione dei contenuti, là dove riesce a farlo sembrare qualcosa di fantastico. Che si tratti di portieri di calcio, rappresentanti di commercio, di bambini, di cani o di scrittori costretti a fare i conti con il terrore del blocco creativo, tutti i personaggi attraversano attimi di deturpante attesa, vivono in un presente ingessato, che si muove per forza d’inerzia, ma allo stesso tempo capace di riprodursi mentalmente in una disarmante velocità deduttiva che, come per prodigio, arriva a colmare ogni vuoto in una sintesi che diventa poesia.

Nel paradosso di questa contrapposizione si concretizza la frenesia di un pensiero paranoico scandito da un ritmo maledettamente abitudinario, fatto di vincoli, impegni di lavoro, sensi di colpa, di obblighi imposti dalle amicizie e/o dai legami familiari, mentre all’orizzonte, grazie a dei flash dove si rafforza un ricordo, tuttavia intuisci che ogni gesto si traduce in un’autentica forma di reazione anticonvenzionale. La sintesi poetica a cui accennavo è però conflittuale: i pensieri, le immagini frammentarie, compongono una storia divertente, ironica, ricca di fluidità narrativa, che smonta l’irrazionale complessità di un tempo contemporaneo dove pensare a costruirsi la propria “storia” sembra diventato qualcosa di anacronistico. Alla fine ogni racconto/situazione trova, nell’esagerare la mediocrità del quotidiano vivere, tutti gli elementi in grado di smascherare ogni aspetto consolatorio di questa realtà, di fatto reinventandola per noi lettori, come accenna Sergio Nelli nella sua nota introduttiva: “vivendo in una specie di metamorfosi picaresca”.

Il bisogno autentico di un narratore sta nel riuscire a mettere a fuoco quello strato della realtà che non vive in superficie, che non è visibile ad occhio nudo, di farci comprendere il momento preciso in cui il tempo è costretto a condensarsi nell’irrazionale vortice del presente. E quello di Lorenzo Mercatanti, a parer mio in modo originale, è un vortice che sa restituire il senso della vita nella semplice raccomandazione di non prendersi mai troppo sul serio. Ma forse è più di una raccomandazione, forse si tratta di una regola, di un principio sacrosanto che ogni scrittore di talento non può non seguire.