Franca Bellucci, Mare d’amare donne, Manni, Lecce 2016

Il libro inizia da Castelvolturno 2008 e chiude a Castelvolturno 2009. Parte con la rivolta dei lavoratori stranieri contro il sistema di  sfruttamento da parte dei datori di lavoro, rivolta repressa nel sangue con morti e feriti dalla malavita organizzata. Conclude con la rievocazione dell’episodio nell’anniversario, l’anno dopo, con un concerto cui partecipa significativamente la cantante di origini africane, Miriam Makeba. Questa, ormai anziana, viene colta da malore e muore subito dopo il concerto. Un evento di violenza ‘maschile’ si trasforma in un intervento simbolico ‘femminile’. Due versioni in contrasto, certo un invito a un modo di pensare nuovo, passare da un linguaggio brutale a un altro, di rinnovamento. La casualità dell’epilogo della tragedia personale non ne sminuisce il valore, la riflessione sulla storia vista dalla parte femminile sottolinea la gratuità della tragedia tramata dall’uomo, l’ingiustizia dei rapporti sbilanciata  tra uomo e donna.

‘Amare donne’, infatti dice il titolo. Nella storia sviluppatasi nei millenni intorno al mare mediterraneo, mare di vicinanze, di ‘affacci’, come lo chiama l’autrice, più che di distanze.

Il libro di Franca Bellucci si presenta come una rapsodia su questo tema, costruendo scene di periodi diversi, dal mito greco alla cronaca-storia attuale.

Segue all’episodio di Castelvolturno quello di Proserpina, la bella fanciulla figlia di Demetra, rapita dal dio Ade, nella Sicilia del mito. La bellezza della giovinetta il dio dell’Aldilà, che la rapisce e porta con sé. Il pianto della madre, la ricerca infruttuosa, finché non si pattuisce la sua presenza nell’Aldilà con il marito per metà dell’anno e sulla Terra con la madre per l’altra metà. Era un mito della vegetazione e delle stagioni, questo di Proserpina (detta anche Core), un mite di area mediterranea.

La scena si sposta nel Medioevo in ‘terra franca’. La storia di amore di Abelardo e Eloisa, il tentativo di scardinare la consuetudine sociale, di rendere legittimo il sentimento dei due innamorati, dagli altri sopportato ma non ammesso. L’impossibilità di ottenere il riconoscimento, la fedeltà di lei alla memoria di lui, vista nell’attesa dell’arrivo del cadavere di Abelardo perché sia seppellito nel convento di cui lei è badessa.

Infine la vicenda già ricordata di Miriam Makeba, voce di Africa, libera e generosa: ‘la mia gioia / è soccorrere gli altri / che constato feriti.’

Franca Bellucci costruisce queste scene con cultura filologica e profonda empatia con i protagonisti.

Laura Visconti nella postfazione dice: ‘Alla densità dei fatti narrati fa da contrappeso una intensità emotiva, una ricca e coinvolgente scelta lessicale, una condensazione linguistica rafforzata dalle numerose ellissi.’

‘E’ sobbalzo del cuore il Mare Antico / crogiuolo dei tragitti e degli scontri.’

Documento di coscienza storica e di profonda partecipazione emotiva, con parole cariche di significato, questa rapsodia, amara e aspra, fiduciosa nel messaggio della poesia.

(Giuseppe Baldassarre)