Stefano Sala, “Il pedone avvelenato”, LE DUE TORRI Editore, Bologna 2018

 

 

 

Teresa Paladin recensisce il libro e intervista l’autore

“Il pedone avvelenato” di Stefano Sala è un romanzo noir ambientato nel Seicento che fa da sfondo con i suoi intrighi a un protagonista d’eccezione, Gioacchino Greco,  considerato da sempre il miglior scacchista italiano e autore del “Trattato del gioco degli scacchi”, dove illustra mosse scacchistiche da lui codificate.

Gioacchino Greco  nasce nel 1590 e studia nel collegio dei Gesuiti di Cosenza  dove un padre  gli insegna il gioco degli scacchi, in cui fin da subito eccelle.  Forte di questa abilità spicca il volo e  si reca a celebrare la magia del gioco in una Roma dove conoscerà, secondo la trama del romanzo, Caravaggio,  Salieri e il diacono don Fernando Lopez  (personaggio inventato),  anche lui amante del gioco degli scacchi e narratore della storia. Greco frequenterà cardinali,  monsignori e artisti che condividono la ricerca del divertimento attraverso l’intelligenza della mossa scacchistica risolutiva.  Gioacchino rende la sua passione attività professionale mentre cresce  il suo mito di giocatore invincibile: gioca per vincere e vince con assoluta disinvoltura. Ma non è soltanto bravo, è  innamorato di questo gioco. Lo anima la certezza che gli scacchi non siano solo un passatempo: Greco  si nutre di bellezza, si arrovella per creare bellezza e la sua missione diventa diffondere ovunque questo gioco.

Il protagonista infatti viaggia e vince sempre, a Parigi,  a Londra, a Nancy Amsterdam e in altre importanti città europee fino ad arrivare nelle Americhe: in Europa ormai  sconfigge facilmente i suoi avversari  e vuole quindi esplorare nuovi confini.  Il diacono Lopez, che lo segue nei suoi viaggi, vuole convincerlo a tornare indietro,  ma secondo Giovacchino,  “nella vita non esiste nulla, solo gli scacchi”, mentre “tra una partita e l’altra c’è solo sofferenza”. Questo romanzo unisce il gioco degli scacchi al noir: un  killer compie  strani omicidi e lascia accanto al corpo dell’assassinato un pedone nero, un pedone avvelenato. Il titolo del romanzo allude proprio al gioco degli scacchi, dove il pedone avvelenato è una pedina volutamente sacrificata e messa alla mercé dell’avversario per aprire con questa mossa la strada alla vittoria. Tra questi due piani, la storia mitica di Gioacchino Greco e l’accadere di questi omicidi, si svolge il romanzo. Forse il pedone viene consegnato come indizio? Forse l’assassino vuole liberarsi di un fardello che gli opprime la coscienza o da una sorta di irriducibile senso di impotenza da riscattare?

Non possiamo ovviamente qui svelare l’arcano. Ci basti sottolineare che  qui si narra la storia di un primordiale conflitto. Il diacono Lopez ama il gioco scacchistico ed è affascinato dall’arte di Gioacchino, ma la sua   è un’ammirazione profondamente segnato dall’invidia: per il diacono Fernando, Giovacchino ha una bravura così alta che  finirà per uccidere il gioco, perché nessuno andrà oltre la sua genialità strategica. E’ il tema dell’invidia che così si respira nello svolgersi del romanzo, un’invidia  che si mostra nella sua complessa ambivalenza:  energia di amore e  forza potenzialmente distruttiva quando sfugge al controllo e diventa sentimento insanabile.

INTERVISTA A STEFANO SALA

1 – Tu sei autore della trilogia nera degli scacchi, tre libri dove il tema del gioco scacchistico diventa grande metafora narrativa: puoi raccontare perché hai privilegiato questa intuizione?

Sono sempre stato affascinato dal gioco degli scacchi, un gioco violento in cui i giocatori sono quasi sempre impegnati in scontri all’ultimo sangue e chi perde, non perde solo una partita, ma molto di più, spesso quando il tuo avversario sta prevalendo su di te, i desideri più violenti prendono possesso della tua mente, ma per fortuna siamo tutte persone educate e corrette e quindi perdiamo e ci scambiamo sorrisi e strette di mano. È facile allora accostare gli scacchi al genere letterario noir ecco quindi come è nata una trilogia: il primo “Il sacrificio dell’alfiere” un noir duro come un affilato e spietato coltello; il secondo “La scacchiera d’oro” un action thriller ed infine l’ultimo “Il pedone avvelenato”, un romanzo storico, una biografia non autorizzata. Due citazioni sugli scacchi: Gli scacchi sono spietati: bisogna essere pronti a uccidere. (Nigel Short)  Si massacrano l’un l’altro con grande spreco di rabbia (……) senza che sia versata una sola goccia di sangue. (Abraham Ibn Ezra (studioso ebreo del XII secolo)

  2 – Il personaggio di Gioacchino Greco chi era? Cosa di lui ti ha affascinato?

Gioacchino Greco è Il protagonista del romanzo, ma è l’antagonista, il diacono don Fernando, che con forza e violenza si ritaglia il vero ruolo di protagonista tingendo di nero le trame e le pagine dell’intero romanzoÈ affascinante provare a ricostruire la storia e la personalità di un personaggio tanto lontano e tanto ammantato dalla leggenda. Ho cercato di cogliere il profumo del 1600 e di capire “quale è il segreto e di quanta umiltà bisogna armarsi per avvicinare un genio senza rimanere ustionati dal vivo fuoco che circonda chi riesce a svettare al di sopra della mediocrità”. “Il convitato di pietra” di Puskin è stato per me un faro nella nebbia: la disperazione di Salieri, annichilito dal genio abbagliante di Mozart, lo fa urlare contro Dio, perché tutto a lui e niente a me che ho dedicato la mia vita alla musica? Come spesso accade il più potente motore che regola i nostri rapporti si è presto messo in moto anche all’interno del mio romanzo: l’invidia.

  3 – Il legame che crei nel testo tra  due grandi figure, Gioacchino Greco che incontra il pittore Caravaggio  è veramente spettacolare: ci racconti come è nato questo intreccio di arti e personaggi diversi?

Il Caravaggio mi ha sempre affascinato, è esattamente l’opposto di Gioacchino Greco, l’uno sempre pronto a sguainare la spada, l’altro compassato e metodico, ma tutti e due disposti ad affrontare qualsiasi difficoltà e impegnati con tutte le loro forze a cercare di creare la bellezza.  Del Caravaggio conosciamo tutti le splendide opere che ci ha lasciato. Dello scacchista solo gli appassionati conoscono le opere. L’atteggiamento che più avvicina Gioacchino Greco al Caravaggio è l’essere stato, come il pittore, sempre teso a lasciare una traccia del proprio lavoro, nella speranza che un domani qualcuno guardando le sue mosse e le sue combinazioni riesca a cogliere almeno una parte dello splendore che lui si è sempre sforzato di seminare.

4 – Perché secondo te questa storia crea una magia che seduce il lettore?

Credo che il romanzo riesca a catturare l’attenzione del lettore calandolo in un’atmosfera radiosa e al tempo stesso cupa, avvolgendolo con il fascino del racconto e con la perfetta alchimia di personaggi e luoghi, sorprendendolo con inattesi e violenti colpi di scena, che lasciano con il fiato sospeso. Inoltre il sottile filo rosso che lega la narrazione è la magia del gioco degli scacchi. Ma forse a questa domanda non dovevo rispondere io!