Salvatore Enrico Anselmi, Exitus, GB EditoriA, Roma 2019

Volume di racconti.

Una lettura critica di Teresa Paladin

Libro che emoziona, a partire dall’epigrafe iniziale A quelli che vanno, indimenticati. A quanti rimangono, preziosi compagni di cammino , come l’onda cromatica delle opere di Matisse e Kandinskij, o di Bonnard,  dove la luce diffusa allude a una “condizione perfetta” nella visione della realtà.

Scrittura di rara e raffinata bellezza quella di Salvatore Enrico  Anselmi,  colta, mai noiosa e in controtendenza nel panorama tendenzialmente piatto di parte della letteratura moderna che, volta a rispecchiare l’ ordito scialbo di stili comunicativi giovanilistico-popolari,  ha spesso dimenticato la classicità del linguaggio.  Exitus, opera che incanta per il livello estetico assolutamente alto della ricercatezza linguistico-espressiva,   è un  testo che intriga ulteriormente per l’ innovazione strutturale degli scenari narrativi. I tre racconti appartengono a persone ed epoche differenti  ma le tre storie sono solo apparentemente slegate e distanti. In realtà esiste tra loro il filo conduttore di personaggi e tematiche oltre all’analisi lucida di alcuni spunti etico-relazionali connessi al relativismo morale, in ambito sociale e individuale.

Un pittore giunto nella stagione conclusiva della vita, Francesco Olgiati,  è il protagonista del primo episodio: le sue lettere riannodano  il dialogo col figlio Lorenzo per raccontargli  di sé, della propria visione della verità dell’arte e della cultura. All’interno della prima parte abbiamo rigore morale insieme a rivelazioni improvvise e un inserimento inatteso: un romanzo, ritrovato dopo 20 anni, entra nel testo.

Bovary, il secondo racconto, è scritto da Lorenzo e  ha per personaggio il seduttore Asgrò. Costui incarna il trionfo della seduzione: nuovo  Valmont,  elabora  un piano di attacco alla normalità di una coppia,  attraverso una regia cerebrale quanto trasgressiva di conquista di Luisa, nuova Emma,  moglie di un suo quasi amico. Le sue azioni conducono sempre al successo ma  in realtà egli è destinato a spiaggiarsi a causa della sua ossessione pesudo-amorosa.

Ultimo episodio, Sebastien prima di Valmont è ambientato nel Settecento: riprende e crea un   collegamento con il visconte de Valmont le cui relazioni pericolose sono narrate da Choderlos de Laclos.  Il racconto indaga la ferita affettiva indelebile nella giovinezza del protagonista fino alla corruzione della sua volontà e  nella sua ultima pagina ci descrive un Sebastien travolto dal suo destino, tanto che “avrebbe vissuto con un cuore nero in un petto bugiardo”.

In Exitus si descrivono in tal modo le drammatiche conseguenze del relativismo etico:  l’analisi della meschinità e della prevaricazione  sono compiute nella critica  dell’appiattimento borghese e delle  convenzioni sociali che aprono la strada a tutte le possibili maschere dell’inganno e del qualunquismo, autentici mali sociali. Stupende nel romanzo le descrizioni ambientali di giardini o appartamenti, ma ancor più affascina il senso e l’importanza dell’arte come  viaggio metafisico e conoscitivo. Leggere e ammirare opere pittoriche per Francesco Olgiati diventa non solo un’esperienza dei sensi, ma dell’animo; citazioni e rimandi   alla musica , alla letteratura e al cinema, magistralmente  inseriti nella narrazione, ci richiamano  la irrinunciabile profondità della creatività culturale per continuare ad esserci e a vivere le emozioni: “Ossimoro è la vita, ossimoro è l’arte” .

La dignità valoriale dell’arte e della cultura continua nell’ironia con cui  Anselmi  colpisce  certi critici d’arte,  “pennivendoli della domenica”, “critici illuminati”, “trionfi e autoreferenziali”, “con sensibilità e analisi critica a livelli minimi” per il loro asservimento compiacente e  utilitaristico alle tendenze socialmente dominanti. La critica si allarga a contrastare un certo sistema intellettuale circostante:  Francesco Olgiati prende così le distanze  dall’opportunismo retorico di certi commentatori cronachistici e organizzatori di manifestazioni  per la loro servile consuetudine a compiacere il potere che li mantiene. Nelle pagine di Exitus vibra la radice di una passione culturale che  trae origine dalle aspirazioni più profonde della coscienza,  vive l’urgenza  irrinunciabile della salvaguardia dell’individuo e del suo spazio di libertà:  si rivendica la capacità dell’uomo di provare piacere per la bellezza che lo circonda,  che ne  ispira la multiforme creatività.