Anna Soldani, Forme d’amore, Florence Art Edizioni 2013, pp. 72

 

 

Una lettura critica di Annalisa Macchia

«Anna Soldani è laureata presso l’Università degli Studi di Firenze con una tesi ispirata da Luigi Baldacci sul senese Federigo Tozzi.      Insieme alla letteratura, la politica è fin dall’adolescenza la sua primaria ragione di vita. È stata consigliere comunale di Firenze e segue tuttora assiduamente la politica cittadina e nazionale». Questa la breve biografia dell’autrice posta nella bandella di copertina del libro.  Prima di entrare nel merito dell’opera  poetica, vorrei fare una riflessione che mi è venuta spontanea leggendola.

Un tempo, nelle biografie di insigni uomini, filosofi, condottieri e simili, non era difficile riscontrare  la felice coesistenza di questi due aspetti: impegno politico e adesione alla poesia. Basta pensare a grandi autori, in particolare dell’antica Grecia (Sofocle, Parmenide…), o alle pubbliche letture nell’antica Roma (in stretta relazione con gli esponenti della politica del momento), ma, per  restare più vicini alla nostra realtà,  anche ad alcuni letterati e pensatori  vissuti in epoche più recenti:  Romanticismo (Manzoni, Foscolo…), Risorgimento (D’Azeglio, Giusti…) o l’inizio del Novecento (Carducci, Pascoli, D’Annunzio…). Oggi, invece, appare strano che un politico riesca ad essere anche poeta; non solo perché ciò di cui deve occuparsi sembra non compatibile con la poesia, anzi talvolta perfino tende a scontrarsi con essa. Infatti, se il poeta si occupa delle cose astratte, della letteratura, della scrittura, di qualcosa che comunque è spesso considerato addirittura superfluo, come può andare d’accordo con il politico che  deve pensare alle cose concrete della vita dei cittadini?

Una risposta possibile è nel valore che si dà al linguaggio. Termine sul quale potremmo disquisire all’infinito, ma indubbiamente un luogo d’incontro, di possibile comunione. Il poeta, più di ogni altro ha a che fare con il linguaggio e, scavando nelle parole, giunge alla loro essenza, dominando le cose che nomina e che ha conosciuto.  Il politico, che certamente non ignora la potenza espressiva della parola ma nelle cose ci sta in mezzo, tramite la conoscenza di esse,  può ordinarle  e gestirle al fine di un bene comune.

L’attenzione al linguaggio e quella per ciò che ci circonda non sono dunque atteggiamenti così diversi, purché poesia e politica non vengano ridotti a sterile ricerca  e pura amministrazione. È  prezioso e auspicabile, oggi, ritrovare in un’opera poetica, la testimonianza di un impegno civile, l’espressione di una persona che ha in sé saldamente e armoniosamente uniti questi due aspetti.  Potersi soffermare su versi che sanno occuparsi dei problemi della propria terra, sempre tenendo presente un obiettivo di bene comune, aiuta a ritrovare il senso vero del rapporto con gli altri, a superare problematiche personali; un atteggiamento nobile  e non così frequente nella poesia odierna.

Franco Zabagli, autore dell’introduzione di questa raccolta, la definisce una sorta di “minuscola Spoon River chiantigiana”. Giusta osservazione, per le figure che sbocciano tra le pagine e di cui si indovina la segreta vita, ma, a giudicare dalla ripartizione dei testi in tre sezioni distinte, mi soffermerei anche sul titolo assegnato a ognuna di queste: Filia, Charis, Eros. Tre splendide parole greche, che riconducono all’universale termine Amore e ci inducono a ritornare al titolo della raccolta: Forme d’amore. Tre parole che dell’amore sono declinazioni, importanti declinazioni, e accompagnano i personaggi evocati nel loro risorgere. A ragion veduta sono state così ordinate, dalla più dolcemente sentimentale alla più alta e passionale, per segnare un percorso ben preciso, un itinerario interiore significativo  e ben esplicitato da una delle ultime liriche del libro, Politikè tékne (p. 67): «Neroalbaroseato cielo / stamattina, sì, proprio stamattina, / pensavo a «come va il mondo» / dopo una notte insonne / a interrogarsi sul perché. / Occuparsi della res pubblica / è anche e, nello stesso tempo, / perdersi nel contemplare le stelle. / Erano così fulgide stanotte, perché / esiste lo sguardo, la fiducia, l’attesa / degli esseri umani». A un lettore attento non potranno sfuggire le altrettanto fulgide tappe di questo percorso poetico e civile.