Oggi 9 aprile 2019 alle ore 16.30 nella sede della Società delle Belle Arti – Circolo degli Artisti ‘Casa di Dante a Firenze in via Santa Margherita 1R c’è stata la presentazione del libro di Annella Prisco Saggiomo: Girasoli al vento. Riflessioni e ricordi su mio padre.

 

    

 

 Franco Magari, presidente dell’Associazione, ha portato i saluti  all’ autrice,  ai relatori e al pubblico presente. Giuseppe Baldassarre ha salutato Annella Prisco e ne ha delineato la figura letteraria e il suo legame con Firenze. Una disamina accurata del volume, riguardo al contenuto e allo stile, ha fatto Mariagrazia Carraroli. Alcune interessanti note di lettura sano state presentate da Annalisa Macchia. Pagine del libro sono state lette da Mariagrazia Carraroli. Molto intenso è stato il dialogo tra autrice e pubblico. Sono intervenuti per fare domande e formulare valutazioni e riflessioni Giancarlo Bianchi, Franco Margari, Mario SodiAngiolo Pergolini, Angelo Australi, Augusta Romoli. L’immagine del titolo, Girasoli al vento,ha permesso di entrare all’ interno delle problematiche affrontate con leggerezza e profondità da Annella Prisco. 

Foto di Giancarlo Bianchi

                              

 

                                  

 

La lettura critica di Mariagrazia Carraroli

NIENTE SUCCEDE A CASO

Nell’ouverture del libro, Annella Prisco ricorda di avere preso  in mano, per rivederlo, il suo Chiaroscuri d’inverno edito nel 2005: una raccolta di memorie autobiografiche scritte di getto, dopo la scomparsa dell’amato padre. Memorie che si accompagnavano a spaccati di costume che, rilette a distanza, le fanno prendere la decisione di rimaneggiare e rendere più attuali le pagine diaristiche di più di un decennio prima, quasi per far partecipe il genitore di un cambiamento che investe anche il modo di scrivere e di vivere, dopo l’arrivo dell’informatica con le sue nuove forme di comunicazione.

Provvisorietà e disorientamento sembrano imperare oggi, ma se questo è vero, per Annella Prisco resiste la convinzione che, nonostante ciò, l’uomo voglia rimanere radicato ai valori importanti di sempre. Per questo all’autrice, ammirando durante un viaggio in macchina, un campo fiorito di girasoli, viene di paragonare il loro oscillare e cambiare orientamento, a noi uomini e donne di oggi mossi dalla corrente delle incognite. Subito dopo, però, seguendo il suo percorso mentale positivo, aggiunge che quei fiori sono fedeli al sole, nonostante il vento ne sembri spesso l’unico timoniere.

Questa bella metafora che viene scelta iconicamente come immagine di copertina fa, però, anche riflettere sul senso e il percorso sociodiaristico del libro. Il soggetto/sole è il padre, figura carismatica nella vita dell’autrice che lo interpreta spesso confrontando il suo, con il modo di vivere e di pensare oggi imperante.

Le oscillazioni  sociologiche che infiorano le pagine riescono, meglio che una scelta solo memoriale, a far emergere la figura umana di Michele Prisco, il suo spessore e la sua coerenza di vita, di pensiero e di scrittura. Forse, per questo, si rammarica Annella, e anche per non aver indossato mai una casacca politica, la sua opera non ha ancora avuto l’ospitalità di un Meridiano.

Le riflessioni e  i ricordi su di un padre importante e famoso, ma visto e ritratto nella spontanea gestualità del quotidiano, fanno emergere un profilo di uomo tenero e attento a coltivare i rapporti familiari e amicali, senza essere troppo distratto dall’intensa attività di scrittura e dagli impegnativi appuntamenti culturali.

Un uomo e un padre che nella famiglia ha lasciato la sua impronta di serietà affabile, di rettitudine, di senso del dovere e di amore per la bellezza. Tutte virtù che Annella raccoglie, vive e testimonia nelle pagine del saggio, senza esasperarne il peso. E, come un girasole al vento sposta lo sguardo dal diario agli incontri fatti, sottolineando via, via i cambiamenti non solo sociali avvenuti in dieci e più anni dalla stesura di Chiaroscuri d’inverno, scritti , come ci ha detto l’ autrice, poco dopo la morte dello scrittore.

La lettura di Girasoli al vento risulta immediatamente agevole e coinvolgente. La brezza che la percorre s’infila tra  pagine lievi di quella leggerezza che Calvino auspica nelle sue celebri Lezioni. Una modalità di scrittura, questa di Annella Prisco, che sa affrontare anche tematiche ardue con il rispetto dovuto all’argomento, ma senza esasperarne il tratto. Temi come quelli della bulimia, del razzismo, della massificazione, o della chirurgia estetica esasperata e delle crisi di panico le vengono dettati da incontri con persone che in qualche modo li vivevano. Sono inserti di riflessioni che s’incrociano con il suo vissuto personale o familiare, percorso da guizzi di ricordi simpatici e lieti, alternati a quelli dai toni più dolenti, ma sempre contenuti, non cedendo a sentimentalismi lacrimosi, anche se aprono ferite mai  del tutto rimarginate.

Il  libro, dove campeggia senza invadere , la figura di Michele Prisco, si pone a metà tra una confessione personale, un’osservazione di costume e un omaggio (…) miscuglio di eventi, sensazioni ed emozioni. Questa di Annella è la definizione migliore che potesse avere, la sintesi perfetta per coglierne il succo. Trovo inutile cercarne altre che risulterebbero ripetitive o annacquate. Per questo la cito, come espressione efficace e utile al probabile lettore per avere un’idea eloquente del contenuto. Posso soltanto aggiungere che la sua lettura, che consiglio vivamente, è quanto mai stimolante e piacevole.

Prima di concludere questo mio commento, desidero sottolineare e riproporre una frase  in cui mi sono imbattuta: scritta dall’autrice, risulta essere particolarmente esemplificativa . Questa:  Niente succede a caso.

Verso la fine dello scritto, l’autrice confessa di avere chiesto consiglio ad Angela, un’amica, insegnante di yoga, con vari interessi ma soprattutto con una saggezza innata. E’ lei che sostiene e incoraggia Annella a fermare e organizzare sulla carta pensieri, ricordi ed emozioni che le si affollano in un vortice nella mente e nel cuore. Ed è Annella che, durante una passeggiata con lei e senza una meta precisa, girovagando tra Piazza Cavour e il Palazzo dello Spagnuolo, si rende conto di ripercorrere  le stesse strade descritte da Michele Prisco nel suo ultimo romanzo, Gli Altri.

A quel punto, niente succede a caso, sembra ripeterlo Michele con un invito: Annella, vai avanti tu, ora e con coraggio, figlia; prosegui tu e completa il mio percorso con la tua personale sensibilità di scrittrice, senza avere esitazioni. Auguri da tuo padre, Annella!