Angela Ambrosini, Ora che è tempo di sosta. Poesie, Centro Tipografico Livornese Editore, Livorno 2017, pp.80

L’autrice è di Città di Castello ed è docente di lingua spagnola. Ha pubblicato le sillogi di poesie Silentes anni (2006), Fragori di rotte (2008, premiato a ‘Scriveredonna’, presidente Maria Luisa Spaziani), Controcanto (2012, con prefazione di Alessandro Quasimodo)il libro di racconti Semi di senape (2007). Ha scritto un monologo teatrale Memorie dal sottosuolo, dedicato ai martiri delle foibe, rappresentato in occasione delle celebrazioni istituzionali del ‘Giorno del Ricordo’ a Città di Castello nel 2015 e a Perugia nel 2018. Ha tradotto dallo spagnolo.

 

 

“Angela Ambrosini ci presenta una silloge poetica ben coesa, bene articolata e felicemente risolta nei suoi nuclei metaforici e linguistici. L’autrice possiede gli strumenti per ben coordinare gli elementi espressivi che (…) nascono dall’accostamento a creazioni differenziate tra loro: foto, dipinti, ceramiche, paesaggi, ambienti, ai quali sovente è legato il ricordo sin dalla più tenera età”, dice nella prefazione al libro Ninnj Di Stefano Busà.

Canto a un esule

Siediti più in là, nell’ora che inclina

contro i fuochi del cuore e del ricordo

e d’infiniti echi infradicia attese,

dolori e inganni dal vano vento

della vita disciolti al tuo orizzonte

tra quelle terre e quei due cieli teso.

Siediti, ora che è tempo di sosta

e scende canto di stelle, in quest’aria

senza più confini né storia, e chiaro,

più chiaro ancora è lo sguardo del mare.

Siediti più in là, sotto quell’albero

che non c’è più e saldo riparo offriva

alle tue corse a piedi scalzi a riva.

Ascolta, tra le alghe e il falasco è l’urlo

lento del gabbiano e ritorna il tempo

del mito, lieto s’avanza alla mente

e al tuo corpo ormai troppo stanchi: siedi,

siediti più in là e aspettami, padre.

 

Carmelo Consoli, Presentazione del libro presso la “Camerata dei Poeti” a Firenze nel 2017

Colpisce subito di questa notevole silloge poetica, articolata su quattro sezioni, l’utilizzo di una parola dal timbro sempre alto, asciutto, incisivo che niente concede a dispersivi fraseggi ed è frutto di un’accurata ricerca linguistica nonché di una naturale predisposizione verbale che tende a impreziosire il lessico. (…) Concludendo questo volume mi sembra una nuova matura e convincente sua prova poetica che la rende come autrice ben riconoscibile, autorevole e apprezzata nel panorama letterario odierno.

Chiudo nella condivisione delle parole dell’autorevole prefatrice Ninnj di Stefano Busà che coglie nella sua poesia “una suggestione che deriva dall’appercezione, ossia dalla percezione nella percezione, agganciando tutti gli elementi presentati, in forma alata, godibile, aureolata, con un apparente senso di sperdimento, oltre il confine (che poi, aggiungo io è il contrassegno del vero poeta) corroborata da una indagini filologica-immaginifica, che la innalza attraverso il vaglio storico di un simbolismo personale e ben congegnato”.

Una nota critica di Rina Gambini

L’originalità di questa raccolta poetica nasce dall’accostamento di suggestioni derivanti da generi artistici diversi quali la pittura, la fotografia, la ceramica, dalla cui osservazione la poetessa trae spunto per la sua riflessione lirica. Così, nei versi della silloge, è come se le immagini visive si esprimessero direttamente con le parole dell’autrice, in uno scambio emozionale che non distingue i generi trattati, bensì li integra e li amalgama.

La motivazione del  Premio Letterario “Città di Mesagne” 2017  (Sezione Poesia Edita)

L’autrice sviluppa in modo originale il rapporto IMMAGINE/PAROLA , evitando letture da sovrapposizione per esplorare gli agganci possibili al sottinteso e al non-visibile. Emerge in tal modo una poesia “inedita” che dilata e scioglie l’adesso nel sempre. (Fortunato Sconosciuto)